*UPDATE 01/04/2011 centro articolo* Controllo periodicamente la radioattività nell’aria e nella pioggia che come sappiamo raccoglie il pulviscolo atmosferico e lo deposita poi al suolo e sulle piante.
Non ho mansioni in questo campo, né sono un ingegnere nucleare… sono solo un gran curioso 🙂 , soprattutto quando si tratta di tecnologia, natura e salute.
In questo caso ho unito le tre cose, all’epoca di Chernobyl, costruendomi un bel Contatore Geiger. E’ un po’ come il termometro per la febbre: di solito non serve, ma quando serve ce l’hai.
La radioattività purtroppo non si vede, non fa rumore, non odora, non si avverte con alcuno dei nostri sensi, se non per gli effetti fisici che produce quando è troppo tardi… oppure si rileva tramite costosi strumenti.
Riuscii a completare il mio strumento solo un anno dopo, mancava il pezzo più importante: il tubo Geiger-Müller a causa dell’eccessiva domanda alla Philips.
E’ stata impressionante l’esperienza nel provarlo in funzione… Mio suocero, infatti, per precauzione conservò sotto un telo di nylon il fieno raccolto proprio nei giorni della nube radioattiva di Chernobyl. Coscientemente si disse ” Non mi fido a darlo da mangiare alle mie ‘bestie’! “.
Scelta molto saggia a quanto vedremo… quanti hanno fatto altrettanto?
Provai il mio Contatore Geiger su moltissimi oggetti, cibo, terra, depositi vari, sul collo di qualche volontario. La tiroide infatti è la ghiandola che tende ad accumulare la radioattività.
Tuttavia non riuscivo a misurare nulla di diverso dalla radioattività naturale che per inciso nelle nostre zone varia a seconda tra i 10 e 20 µR/h (microRöentgen/ora) ossia tra i 0,1 ed i 0,2 µSv/h (microSievert/ora).
Ebbene avvicinandomi gradualmente a quel fieno, dopo un anno, il mio strumento cominciò a tickettare sempre più nervosamente: rimasi impressionato a vedere la lancetta a sbattere fuori scala nella portata 100 µR/h e lo stesso impostando la portata meno sensibile da 500 µR/h (equivalenti a circa 5 µSv/h).
La radioattività era talmente elevata da mandare in crisi perfino il mio “normale” contatore!
E puntualizziamo pure che si sparpagliò ovunque in tutta Europa, non solo in quel mucchio di fieno.
Ma veniamo al titolo del post.
Ho sempre considerato l’Energia Nucleare con grande cautela. Nel tempo maturai però l’idea che se siamo costretti a comprare all’estero energia elettrica, prodotta comunque da centrali nucleari poste nei nostri confini di stato… tanto vale farsela in casa, non ci mancano certo le competenze. Ma…
Al di là del comprensibile effetto emotivo, vedi elezioni in Germania, che mieterebbe vittime anche tra le piu’ saggie, ho fatto qualche considerazione aggiuntiva che spero possa interessare chi sta pazientemente leggendo questa storia:
Tuttavia hanno fatto una centrale nucleare che non è riuscita a resistere ai fenomeni che notoriamente possono verificarsi dove è stata costruita.
Non importa se lo interpretiamo come errore umano, trascuratezza oppure come ampiezza imprevista dell’evento, il risultato non cambia:
se loro non ci sono riusciti, non credo ci siano ragionevoli speranze di avere delle centrali sufficientemente sicure da nessuna parte.
Sono convinto che la gestione del privato sia tipicamente più snella ed efficiente rispetto alla gestione pubblica.
Tuttavia gli effetti degli incidenti nucleari sono di tale portata che mi chiedo se tutto ciò possa essere messo in mano ad alcuna azienda privata, per due ordini di motivi:
– la responsabilità dovrebbe essere nazionale se non addirittura sovranazionale. Troppo scarse le garanzie di una azienda privata, al limite sa che puo’ fallire ed incolpare qualcuno, lasciando comunque agli altri le conseguenze incalcolabili di questi disastri
– in impianti di questo tipo non si possono e non si devono applicare concetti di cost-saving e di efficienza tipici dell’azienda privata, perlomeno laddove limiterebbero la più costosa massima precauzione.
UPDATE 01/04/2011: lo stato Giapponese comunica che intende acquisire e nazionalizzare l’impianto di Fukushima. Come volevasi dimostrare…
Nell’emergenza poi la Tepco ha minimizzato tutti i problemi, non importa se per guadagnare tempo, ridurre le perdite in borsa o diluire la responsabilità ma è l’ennesimo errore che si aggiunge ai precedenti, potenzialmente catastrofico con elementi così fuori controllo.
In casi del genere, con un ampio pericolo per la vita, umana e non, deve scattare l’allarme rosso, non forzare l’ottimismo e agire invece subito al fine di scongiurare il peggio. Si deve muovere la nazione intera e subito, pure con l’aiuto di altre nazioni, non lasciare la gestione del problema alle sole forze di una azienda privata !!
“Andrà tutto bene” lo dicono nei film americani, spesso per consolare se stessi quando la persona amata sta tirando le cuoia…
In altre parole oggi la parola d’ordine è risparmio in ogni cosa sia per i nuovi impianti da costruire, sia per mantenere in piena efficienza e sicurezza il preesistente.
Ci possiamo fidare?
E riguardo l’installato, chi si prende la responsabilità – privato o pubblico che sia – di chiudere una centrale nucleare perché non più sicura oltre ogni ragionevole dubbio?
Faccio un esempio. Per la mia modestissima abitazione – non una centrale nucleare… – ho capito che se mancasse l’energia elettrica per un lungo periodo non funzionerebbe più nulla: i frigoriferi si sbrinerebbero e non funzionerebbe neanche il riscaldamento.
Ho strutturato allora l’impianto elettrico prevedendo un gruppo elettrogeno per le emergenze. E’ un’evenienza improbabile ma possibile... anche se storicamente non è mai capitata.
Per Fukushima non hanno ragionato così, non hanno considerato ogni ragionevole rischio, ma solo il ragionevole dato storico. Perché ? Cost Savings…
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Noi tutti sappiamo che l’uomo è soggetto a commettere errori e che anche la tecnologia più perfetta può avere malfunzionamenti.
Gli errori nel nucleare però portano a conseguenze oggettive di ampiezza vastissima:
con forze che il super-uomo del 3° millennio maldestramente tenta di controllare con la fionda.
Tantopiu’ perché con un po’ di buona volontà e minori attenzioni alle esigenze belliche, avremmo valide alternative da coltivare.
In alcune di esse in Italia avremmo potuto essere tranquillamente pionieri e leader nel mondo, se avessimo colto il problema dell’esito referendario del 1987 come opportunità, come insegnano nelle prime lezioni dei corsi di management…
Con questa eredità italiana e quella di oggi di Fukushima, continuo a sentire l’irritante opportunismo partitico dei nostri politici di ogni credo.
Che andassero a vedere i colori dei governi che abbiamo avuto dal 1987 in poi.
Troveremo un bell’arcobaleno di responsabilità del NON-FARE.
PER I PIU’ CURIOSI:
Documento ufficiale sulle misurazioni della radioattività all’esterno dell’impianto:
Sono riportate misure di oltre 150 µSv/h, ossia circa 1500 volte la radioattività naturale.
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